Kurayami

La pirateria e l'ipocrisia che ostenta ignoranza.

Nel “magico mondo di internet” esiste una breve lista di argomenti che, se affrontati, permettono di osservare un'improvvisa irrazionalità di massa. Nata dalla paura o dall'ipocrisia, tale irrazionalità produce come materiale di scarto un'abnorme montagna di ignoranza, pronta per essere studiata.

L'argomento della lista che tratterò oggi è la Pirateria.


La Pirateria è un argomento estremamente complesso in cui sono stati scritti mattoni di libri, su cui sono stati fatti centinaia di esperimenti, battaglie legali ed etiche. Grazie alla sua pressione sull'industria oggi vantiamo di un enorme mercato in digital delivery per i videogiochi e abbiamo servizi streaming per le serie televisive. Su di essa Sony ha costruito le sue fondamenta e grazie a essa si sono formate le basi per il successo di molte aziende di software.

La Pirateria per un lungo tempo è stata una domanda che le imprese non dovevano far altro che raccogliere invece di sprecare il tempo a combatterla. Ma i tempi cambiano e fossilizzandosi su un'opinione si fa peccato e quale modo migliore di aggiornarla se non iniziando ad ascoltare quella degli altri?

Una cosa ho capito leggendo molti commenti: All'internet italiano la pirateria piace ancora tanto, talmente tanto che è presente un rifiuto nel dargli una connotazione negativa. Ma attenzione, il fatto che la pirateria piaccia non significa che siano abbastanza coraggiosi da affermarlo in pubblico. Si preferisce tenere un atteggiamento mafioso: la pirateria non esiste.

Si parla di furti, appropriazione indebita, plagio e chi più ne ha più ne metta. La pirateria non viene condannata, si condanna chi si espone come pirata e poi lo si trasforma in un ladro, magari in un assassino e in futuro forse in un pedofilo. Un'isteria di massa degna della gogna, dove del presunto reato importa poco, l'importante è lanciare il pomodoro fra gli applausi della gente.

Ho affermato “presunto reato” per una ragione. Esiste un motivo concreto per cui utilizziamo termini differenti per furto, plagio e pirateria, e questo riguarda il modo in cui trattiamo tali atti: secondo la legge italiana la pirateria (intesa come download illegale) non è reato ma prevede solo una sanzione amministrativa pecuniaria causata dalla violazione del diritto d'autore. Non c'è niente da aggiungere e niente da togliere.

Si può essere d'accordo oppure contro a questa legge, si può essere a favore o contro la pirateria, ma se un discorso deve nascere dalla pirateria queste sono le basi da cui partire. Senza queste basi non c'è comunicazione, si stà parlando d'altro: la prima persona di pirateria e la seconda di un suo personale mondo immaginario.


La mia personale opinione sull'argomento è molto flessibile. Bisogna tenere in considerazione che la pirateria non è limitata al mondo dell'intrattenimento (videogiochi, film e libri) o al software, ma coinvolge direttamente tutto il mondo del DRM Free che include l'hardware e la ricerca scientifica. I tempi saranno pure cambiati ma è cambiato anche il ruolo della pirateria nella nostra società, ora non è più solo un metodo di risparmio o un modo per ottenere prodotti non commercializzati nel proprio paese ma fa anche da strumento per manifestare idee politiche legate a doppio filo con il mondo di internet. Lo strumento di un consumatore che vuole pagare (e paga) per scelta in un'industria fatta di clickbait e di hype.

Per farsene una ragione si può vedere questo fenomeno come una tassa che un'azienda paga per entrare nel mostruoso mercato di internet, se veramente non lo mandano giù possono limitarsi al mercato fisico.

Questo non significa che la pirateria debba divenire legale, ci sono aziende che producono beni e servizi facendo uso di software piratato, ma non per questo deve esserci una diffamazione verso chi esce allo scoperto. Perché ricordiamocelo, secondo i dati almeno ⅓ della popolazione italiana pirata e metà delle famiglie italiane ha un computer.

Chi vi diffama è un pirata, fatto ancora più certo con l'avvento degli adblocks.

EDIT: Scusate, intendevo dire: un ladro, un plagiatore, un criminale e un assassino stupratore di neko.