Kurayami

Una questione di educazione.

Mi sono sempre chiesto quanto sia vero che il modo in cui veniamo cresciuti sia lo stesso con cui finiamo per educare i nostri figli, sia nel caso essa sia stata percepita come un’educazione positiva che nel caso fosse stata vista come un’educazione negativa.

Personalmente ne sono scettico anche perché non credo che a mia madre fosse stato insegnato come:

Aspettate, vi state chiedendo di cosa sto parlando? Di RapeDay ovviamente, la Visual Novel non ancora uscita e che nessuno ha mai provato che dovrebbe insegnarci a come stuprare, cosa in cui l’autore presumo che ne sia esperto.

Non ho personalmente voglia di discutere di come la raffigurazione dello stupro verso un uomo sia completamente ignorato dai media mentre quello sulle donne fa sembrare alcuni prodotti come una fabbrica di ideologie patriarcali, di come uccidere sembri più legittimo di violentare o di come pare che per alcuni individui Steam sia sinonimo di “vendere videogiochi su internet” nello stesso modo in cui Facebook viene considerato sinonimo di “internet” ignorando lo sterminato mercato di videogiochi sessualmente violenti che esiste dall'alba dei flash game, reperibili con una semplice ricerca su Google. (O fra le mod di Skyrim.)

Quello che mi interessa al momento sono i videogiocatori stessi, magari proprio quelli che fino a ieri criticavano aspramente, e giustamente, le presunte correlazioni che i media si divertono a diffondere fra violenza e videogiochi. In un periodo storico dove aumentano i videogiochi realistici con temi violenti e diminuiscono notevolmente i crimini. (Di cui mi verrebbe spontaneo un “Ma anche se li aumentassero?”, ma mi tengo tale domanda per un’altra occasione.)

Il che, se vivessimo in un mondo in cui la coerenza è importante, dovrebbero spuntare articoli in cui si incentiva la produzione e l’uso dei videogiochi basati sullo stupro con l’intento di diminuirne i casi effettivi. Ovviamente in questo scenario si ha un giornalismo coerente con se stesso ma non uno di qualità, visto che non saprebbero comunque distinguere la causalità dalla casualità, tenendo presente che pare basti non avere un parere scientifico sull'argomento per essere autorizzati a fare tutti gli ammiccamenti che si desiderano. (Anche quando in realtà questi pareri ci sono.)

La stessa coerenza che manca al giornalismo manca anche alla sua critica, perché siamo sinceri: Se non pensiamo che esiste una correlazione fra i videogiochi e le nostre azioni, non dovremmo nemmeno pensare che esse ci siano quando questi videogiochi dovrebbero “insegnare a stuprare”.

Per coerenza se un videogiocatore non ha un interesse a comprare RapeDay allora non gliene dovrebbe fregare semplicemente un cazzo di questo prodotto; questo sempre se non si teme che il successo del genere porti alle maggiori software house l’esigenza di seguire la nuova moda del momento e di trasformare tutti i loro titoli in simulatori (Anche se in realtà stiamo pur sempre parlando di una Visual Novel, sostanzialmente della versione soft del Libro Gioco.) di stupro. In questo caso comprendo la lamentela, nemmeno a me farebbe impazzire un videogioco della Nintendo dove Mario stupra Peach, ma credo che queste critiche finiscano nel calderone assieme a quelle rivolte verso gli Open World o a Fortnite ma non di certo alla violenza istigata dai videogiochi.

Mi chiedo ogni tanto cosa accadrebbe se DeD tornasse di moda, non mi stupirebbe se ci scoprissimo più bigotti dei nostri genitori. Infondo vogliamo mettere il premere un pulsante per vedere l’animazione di uno sparo con il dover descrivere il proprio alter ego, che possiede un investimento emotivo ed è spesso costruito con frammenti del proprio carattere e dei propri desideri, nel dettaglio mentre ammazza una persona con un pugnale? In un gruppo di amici pronti a incoraggiarci. Ah, Ah, sarebbe divertente.

PS: Sono riuscito a mettere RapeDay e Fortnite nello stesso discorso, mi sento realizzato.