Kurayami

Anche i commenti seguono le mode.

Per chi ha l’abitudine di seguire il lato polemico del web 2.0, si sarà accorto oramai da parecchio tempo che molti dei commenti presenti sull’internet non sono altro che delle argomentazioni copia/incolla già dibattute da anni, confutate da secoli (Se si parla di Religione.) oppure un’estensione dell’affermazione del "Guru" di turno.

Questo non riguarda solo il contenuto in se ma anche la forma con cui esso viene esposto. Tanto per fare un esempio, i miei commenti di critica seguono questa prassi:

  1. Se presenti tengo a far notare gli errori di natura logica presenti nel commento, con tanto di esempio estremizzato su ciò che tale affermazione potrebbe idealmente portare. (Tale parte viene percepita solitamente come sarcrastica da parte dell’interlocutore.)
  2. La mia contro argomentazione.
  3. Se si parla di pseudoscienza e/o similari, concludo il commento con un parallelismo fra l’argomentazione iniziale e quelle presenti solitamente in ipotesi pseudoscientifiche nella speranza che, trovando assurde quest’ultime argomentazioni, finisca per rivalutare la propria.

Per quanto il terzo punto possa essere considerato non necessario, inutilmente cattivo sotto certi punti di vista, è sinceramente la parte a cui sono personalmente più affezionato e ritengo che sia il punto più utile allo scopo di far cambiare l’idea di una persona su un dato argomento.

Cosa mi rende convinto di ciò? Le cosiddette “echo chamber” (sostanzialmente le “bolle sociali”), la terza parte del mio commento idealmente dovrebbe servire per far scontrare due bolle fra loro nella speranza di far scoppiare quella meno resistente, quella meno razionale.

Per quanto l’idea possa sembrare stravagante io ho avuto un’esperienza abbastanza lunga (due o tre anni) da complottista e ciò che mi ha tolto da quei binari è stato proprio lo scontro fra queste bolle. Ho avuto la fortuna di avere un interesse su un argomento scientifico, tanto da farmici una piccola cultura sopra, che quando essa finì per scontarsi con il mio interesse complottista (di cui all’epoca ero abbastanza affiatato) quest’ultimo non potè far altro che scoppiare lasciandosi dietro solo qualche rimasuglio.

Sono dell’idea che per far funzionare questo modo di porsi l’argomento pseudoscientifico con cui fare il paragone debba essere il più lontano possibile da quello che si sta paragonando, per non incorrere nel rischio di trovarsi una bolla che si fagocita tutto quello che ha attorno.

Un esempio: Se si ha di fronte un fan della paleoastronautica difficilmente sarà un terrapiattista (Spero, sarebbe abbastanza contradittorio.), questo significa che probabilmente avrà un atteggiamento negativo nei loro confronti, una sorta di bolla contenente presumibilmente qualche nozione seria.

Ovviamente si può correre il rischio di trovarsi di fronte a una posizione dove ogni argomentazione ha lo stesso valore, dove è più importante la tutela dei sentimenti che la logica delle proprie ipotesi. In sostanza, ci si ha di fronte la posizione che odio di più al mondo, una sorta di agnosticismo argomentativo. Quella posizione in cui le prove perdono il loro valore e tutto diventa indimostrabile e per questo tutto diventa ugualmente valido.

Sorvolando questo problema, ho notato con il passare del tempo di non essere l’unico a utilizzare il terzo punto come punto importante della propria critica e anzi che sia invece una nuova moda, anche se il suo utilizzo non è di certo fra i migliori.

Vedersi un negazionista del riscaldamento globale dar del religioso, professarsi Ateo, a chi invece valuta seriamente il consenso scientifico che esiste su questa questione, è veramente una ferita al cuore.

Posso comprendere magari una critica aspra nei confronti di chi con fin troppa facilità prende una posizione percepita come maggioritaria per poi proporla in giro senza nemmeno saperla argomentare, senza nemmeno averla realmente assimilata, ma da questo ad associare tale comportamente a uno dogmatico, mi pare fin troppo.

Alla fine non mi sembra altro che, come argomentazione, un modo per usare il proprio background da “debunker” (Ateo, anti-terrapiattista, contro gli anti-vaccinisti e così via.) con l’intento di convalidare una tesi, per l’appunto, complottista. Una sorta di principio di autorità dove quest’ultima non la si ottiene con una laurea di cinque anni ma evitando di dir stronzate per due o tre.

Il che mi fa pensare che effetto faccia effettivamente quello che scrivo a chi mi legge e a quanto questo modo di pormi sia realmente mio o condizionato dalla mia “bolla” d’appartenenza, bolla che credo di aver in parte condiviso con questi individui visto che condividiamo un’esperienza atea e un interesse, in negativo, in confronto a terrapiattisti e anti-vaccinisti.

Mi verrebbe da concludere con il desiderio che la prossima moda si basi sull’allegare le fonti ai propri commenti, ma ricordo che ci siamo già passati e passavo le giornate a leggermi pdf di cento pagine dove al loro interno c’era la confutazione allo stesso commento che pretendeva di usarli come fonte. È stato divertente, grazie tanto anti-vaccinisti per quest’esperienza, ma no, non ne ho più voglia.