Kurayami

Il non senso di una vita dopo la morte.

Non ho mai creduto in Dio. Mi sono sempre considerato un "Ateo per ignoranza" in quanto da bambino quando mi parlarono per la prima volta di Dio fui distratto e man mano che crescevo il concetto mi entrava da un orecchio e se ne usciva dall'altro in un completo disinteresse e non ricordo, a esser sincero, se ero conscio che la cresima avesse qualcosa a che fare con questa entità. Ricordo solo che consideravo "Gesù bambino" come una figura a se stante associata in qualche modo a Babbo Natale e alla Befana e che Gesù dovesse essere un'altra figura ancora, quella dei cartoni animati che mi spacciavano in chiesa.

Il Gesù in croce? Ero più interessato ai chiodi alle mani e ai piedi che alla figura, a petto nudo, che raffigurava. Posso dire che, come per molti, la religione cattolica ha influenzato anche la mia di sessualità spingendomi a un gusto perverso nel legarmi una caviglia al termosifone bollente. Una sorta di autoerotismo con un feticismo dei piedi, l'uso della corda e un calore appena sopportabile. Posso dire di essermi scoperto masochista prima ancora di definire un orientamento sessuale o un interesse veramente di natura sessuale.

Ma le domande esistenziali, per quanto futili, in una società che tenta in ogni modo di giustificare la credenza prima o poi arrivano e il punto che ha attirato la mia attenzione fu la vita dopo la morte. Perché interessante? No. Perché l'ho trovata fin da subito un'idea così profondamente stupida. Molti esempi che si usano per superare l'incredulità sull'esistenza di Dio è il paragonare l'uomo alla formica: può una formica comprendere come funziona un televisore? No e dunque non possiamo pretendere di comprendere Dio. Feci lo stesso ma nel senso inverso, dal mio punto di vista che senso ha l'eternità per una formica. Il passare l'eternità a cercare del cibo per un formicaio in continuo aumento o per il mantenimento dello stesso. Non deve mangiare? E allora cosa farà per il resto dell'eternità e che senso ha questa eternità? Mi si può dire che per l'uomo è diverso ma lo è soltanto nel breve termine, nel lungo quando inizieremmo a essere ripetitivi, a seguire una routine, a far semplicemente passare il tempo, che senso ha? E per un ipotetico Dio che ci guarda, cosa ci rende diversi dalle formiche? Da un gatto che mangia e dorme. Da un cane che va a salutare il padrone ogni volta che rientra in casa.

I credenti si preoccupano così tanto del senso della vita che non si rendono conto dell'assurdità dell'eternità. Nemmeno la vita ha un senso ma ha una motivazione e questa sta nel processo evolutivo. Nasciamo, sopravviviamo, scopiamo e moriamo. Ci riproduciamo prima dell'inizio del nostro deterioramento, quando iniziamo ad accumulare difetti e problemi che finiscono cancellati con la nostra morte mentre la specie si allarga e perdura nel tempo. Tutto ciò non è il senso della vita ma ha senso. Dov'è questo senso nell'eternità?

Sia chiaro, se potessi vivere per sempre salirei su quella nave senza nemmeno pensare alle conseguenze. Ma forse lo farebbe anche una formica, un gatto o un cane, si tratta di un egoistico istinto di sopravvivenza, non è un'azione dettata da un "senso" di questa scelta rispetto a quella data dall'esistenza di un processo evolutivo. Mi negherei ben volentieri la possibilità di fare un figlio se potessi barattarlo con l'eternità, mi negherei ben volentieri questo "senso" per abbracciare l'assurdità ma questo me ne sottolinea l'irrilevanza.

Vi importa del "Senso della vita"? Allora siate coerenti ed evitare di renderla un'assurdità inventandovi che ci sia vita anche dopo la morte. Questi due concetti sono incompatibili fra di loro.