Kurayami

Ma allora hanno ragione loro.

Ho visto il Teaser Trailer di Fable e mi ha fatto parecchio schifo.

Fra noia e apatia - Perché non posso occuparmi di videogiochi.

Ne sono lo stereotipo. Nell'immaginare la persona nullafacente che sta sempre attaccata al computer, al "wanna be […]", al leone da tastiera, al pervertito, al boomer, all'hikikomori, al depresso in cerca di attenzioni e a qualsiasi categoria negativa in cui in qualche modo possa rientrare: Io mi ci rivedo alla perfezione, sia psicologicamente che fisicamente. Sono una forma che si adatta al rispettivo foro dell'incasto geometrico del degrado sociale e questa non è umiltà, visto che sono anche un fottuto egocentrico, ma è solo un momento di lucidità.

La rabbia d'attivismo.

In queste settimane mi sono gustato una buona parte dei video di Jim Sterling alimentando la fiamma dell'indignazione riguardo le microtransazioni, gli abbonamenti per giochi multiplayer e gli NFT, facendo anche un ripasso su quanto quest'industria sfrutti i suoi dipendenti, sia psicologicamente che fisicamente (e alcune volte pure sessualmente) tanto da provocare ad alcuni problemi che poco prima erano attribuiti soltanto a reduci di guerra.

L'immaturità degli adulti.

23 Agosto 2021, dopo quasi venticinque anni di attività Gamasutra prende il nome della sua rivista cartacea Game Developer, uno dei tanti dimenticabili nomi come Game Industry, e ne rimoderna il sito rendendolo incredibilmente lento e, personalmente, difficile da leggere per poi mettersi a sopportare in silenzio la risposta da parte di un pubblico che, in un'industria come quella dei videogiochi, difficilmente la prenderà con indifferenza.

Perché l'articolo di The Games Machine non è così insensato come tutti vanno a dire.

Sono una persona molto semplice: Prima di leggermi un articolo mi ascolto le opinioni di chi lo critica, mi faccio un'idea di ciò che la gente ha compreso o su ciò che ha attirato di più la loro attenzione e solo alla fine mi faccio un'idea personale leggendo il testo vero e proprio. Spesso, ho notato, che il valore di tale articolo è inversamente proporzionale alle qualità delle critiche a esse rivolte e, nel caso dell'articolo di Emanuele Feronato, tali critiche non è che si siano dimostrate proprio il massimo.

Pensieri su Elden Ring.

Come videogiocatore interessato alle opere videoludiche non ho potuto fare a meno di tuffarmi nell'ultima opera di From Software e nonostante sono conscio delle sue qualità non riesco a non giocarmelo con un costante senso di insoddisfazione e di delusione per le prospettive future. Non solo come titolo non mi è piaciuto ma sento che mi ha arrecato un danno: Elden Ring ha rubato il mio tempo.

Il voto e il suo ruolo nella valutazione di un videogioco.

In questi giorni ho seguito una manciata di video su YouTube che mettevano in discussione il voto nella valutazione di un opera videoludica concentrandosi su una comune discordanza fra il voto e la recensione scritta, nonostante fosse una sintesi di quest'ultima. Se la recensione è positiva il voto deve essere altrettanto positivo, viceversa se la recensione è negativa altrettanto deve essere il voto. Un voto che rappresenta la recensione; una sua assenza diventa un atto di codardia e una sua discordanza del paraculismo. Ma siamo veramente sicuri che sia questo ciò che deve rappresentare un voto?

Una questione di educazione.

Mi sono sempre chiesto quanto sia vero che il modo in cui veniamo cresciuti sia lo stesso con cui finiamo per educare i nostri figli, sia nel caso essa sia stata percepita come un’educazione positiva che nel caso fosse stata vista come un’educazione negativa.